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La Patagonia Trekking
offre la possibilità di pubblicare on-line, la propria
esperienza di viaggio e le proprie foto attraverso la
nostra pagina web
DIARI DI VIAGGIO.
Noi pensiamo che sia importante dare la
possibilità alla nostra clientela di esprimere le proprie
emozioni scaturite dal viaggio e poterle condividere con
altri viaggiatori.
Inoltre questa sezione permette di avere il proprio diario
di viaggio sempre a disposizione e in qualsiasi parte del
mondo con un semplice click.
DIARIO DI VIAGGIO
(di Marco ...)
Volevo fare
un viaggio, non una vacanza. Un’esperienza che mi rimanesse
dentro. Lontano dal pazzo turismo. Pensai così che la
Patagonia potesse darmi quelle emozioni di cui sentivo il
bisogno: libertà, spazi immensi, silenzio, avventura. Avrei
lasciato l’estate italiana per il tardo inverno australe.
L’equipaggiamento e i bagagli sarebbero stati quelli
classici di un Backpacker (Mochilero, come dicono loro):
zaino, sacco a pelo e sacca da portare a mano con dentro le
cose più ingombranti. E, naturalmente, tanta curiosità.
Così, il 31
agosto sono partito, da solo, alla volta di Buenos Aires,
passaggio obbligato per raggiungere il sud dell’Argentina.
Se nella capitale federale ci capitate di domenica non
perdetevi il mercato di San Telmo nel quartiere omonimo.
Caratteristico labirinto di bancarelle d’antiquariato che
ben si accostano ai ristori e bar nelle viuzze
caratteristiche e ai ballerini di tango che qua e là, danno
spettacolo. Tutto sembra uscire da una cartolina in bianco e
nero degli anni ’40.
Ma la vera
avventura doveva ancora iniziare. Da Buenos Aires, con un
volo di linea interno, ho raggiunto la cittadina di Trelew
nella regione del Chubut, Patagonia del Nord, parte
costiera. All’aeroporto mi aspettava l’auto (una Fiat Palio,
ne troverete molte in Argentina) con cui avrei percorso
circa 600 km, fino a Comodoro Rivadavia. Ma andiamo con
ordine.
Caricati i
bagagli, firmati i documenti e pagato in anticipo, mi sono
immesso sulla Ruta 3, forse la più importante strada
asfaltata (e anche una delle poche) che, tagliando la
Patagonia da nord a sud, attraversa idealmente lo Stretto di
Magellano ed il Canale di Beagle e prosegue nell’Isola
Grande della Terra del Fuoco per "morire" nel Parco
Nazionale, sul confine argentino/cileno.
La carrettera
è lunga e diritta, a perdita d’occhio. E ai lati un deserto
di arbusti e terra rossastra. Un vento che porta via e, al
contrario di quanto pronosticato, un sole ed un cielo terso
da fare invidia alle più belle estati mediterranee.
Attenzione alla velocità da mantenere con l’auto: è
frequente la presenza sulla carreggiata di animali (guanacos,
pecore, cavalli) che attraversano, brucano o semplicemente
vi osservano incuriositi. Ricordate: siete ospiti nella loro
terra.
Risalendo di
un centinaio di km, da Trelew verso nord, sono entrato nella
Penisola Valdès. Qui le strade diventano di terra battuta,
di ghiaia e di fango. Da Puerto Piramide in poi gli incontri
con altri veicoli diventano rari. Le poche estancias
(fattorie) sono quasi impercettibili alla vista, si
confondono con l’orizzonte. Qui ho avuto il primo "faccia a
faccia" con i lobo marini, simili a otarie ma più grandi, e
con le balene. Esperienza fantastica. Un paio di giorni di
viaggio mi sono bastati per ritornare a Puerto Piramide e
proseguire verso la mia prima meta on the road: la città di
Comodoro Rivadavia, sul confine tra la regione del Chubut e
Santa Cruz. Il paesaggio era diventato più collinare e la
giornata piovigginosa stendeva un velo di tristezza e
malinconia momentanei. Ma la strada era ancora lunga e, devo
dire la verità, alquanto imprevedibile. Qui ho consegnato
l’auto all’aeroporto. La mia avventura on the road finiva e
ricominciava quella fatta di sale d’attesa, check-in e carte
d’imbarco. Purtroppo ci sono stati dei "tempi morti" dovuti
appunto alle coincidenze dei vari voli interni che,
comunque, ho riempito scrivendo le doverose cartoline, il
diario di viaggio, leggendo le guide turistiche sui luoghi
ancora da visitare.
Arrivato a
Rio Gallegos, città di passaggio, centro triste e alquanto
anonimo della regione Santa cruz, ho continuato il mio
viaggio sul bus che in circa tre ore e mezza porta a El
Calafate, piccolo gioiellino ai piedi delle Ande, punto
strategico, logistico e turistico da cui si possono
effettuare varie escursioni, tra le quali le più importanti
sono al ghiacciaio Perito Moreno e alla catena montuosa del
Fitz Roi. Il paesino è tranquillo, silenzioso,
caratteristiche comuni anche alla gente del posto. Mi
ricordava un po’ i nostri centri turistici alpini, con le
loro strade polverose, i negozietti carini e i ristoranti
tipici della zona. Turismo sì, ma discreto e gradevole. Chi
cerca la mondanità…beh, ha sbagliato parallelo. E poi
l’escursione al Parco de Los Glaciares, con l’imponente
padrone di casa, il grande ghiacciaio da cui si staccano
pezzi di ghiaccio alti venti, trenta metri e cadono nelle
acque con frastuono di bomba. Oppure i vari uccelli marini
di cui El Calafate è riserva naturale. Le varie specie di
piante e muschi. La Natura in Patagonia non ha riservato
proprio niente per stupire chi la ammira e la sa apprezzare.
Forse è proprio questo il segreto: saperla apprezzare fino
in fondo.
Ultima meta
del viaggio la Terra del Fuoco con Ushuaia, la cittadina più
australe del mondo, non per questo priva di comodità,
servizi turistici e cordialità. Qui ho potuto ammirare ed
immergermi nel bosco subaustrale del Parco Nazionale. Ho
navigato sul Canale di Beagle costeggiando l’Isola Navarino.
Mi sono concesso una giornata sportiva sciando sulle nevi
del Cerro Castor (ottimi impianti tra l’altro). E l’ultimo
giorno, il quattordicesimo, mi sono seduto sul lungomare,
abbracciato dal vento, a ripensare alle emozioni passate (ed
erano molte), ai luoghi visitati e alla gente cordiale che
ho incontrato sul mio cammino. Ho rivisto le loro facce, ho
ricordato i loro discorsi. Il taxista di Buenos Aires, il
ragazzo brasiliano mio compagno d’escursione, il gestore del
pub… Come posso scordare il silenzio dei boschi, il rumore
sordo del vento, gli spazi immensi dei deserti. A tutto
questo va il mio saluto. Anzi, il mio arrivederci.
Ringraziamenti non
dovuti ma voluti:
La Patagonia
Trekking e Lorenzo, Aereolinas Argentinas per l’efficienza,
Edizioni Fuori Tema per la guida turistica "Patagonia e
Terra del Fuoco", Libreria "il Giramondo", le barrette ai
cereali CerealFort, il dolce di latte, il mio zaino (fedele
nei miei viaggi) e, naturalmente, la Natura perché
spettacolare.
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